5: Etica

Meta-etica

La meta-etica chiede come comprendiamo, conosciamo e cosa intendiamo quando parliamo di cosa è giusto e cosa è sbagliato. Una domanda etica fissata su qualche particolare questione pratica – come “Dovrei mangiare questo particolare pezzo di torta al cioccolato?” – non può essere una domanda meta-etica. Una domanda meta-etica è astratta e si riferisce a una vasta gamma di domande pratiche più specifiche. Per esempio, “È mai possibile avere una conoscenza sicura di ciò che è giusto e sbagliato?” sarebbe una domanda meta-etica.

La meta-etica ha sempre accompagnato l’etica filosofica. Per esempio, Aristotele implica che nell’etica è possibile una conoscenza meno precisa che in altre sfere di indagine, e considera la conoscenza etica come dipendente dall’abitudine e dall’acculturazione in un modo che la distingue da altri tipi di conoscenza. La meta-etica è importante anche nei Principia Ethica di G.E. Moore del 1903. In esso scrisse per la prima volta su ciò che chiamò la fallacia naturalistica. Moore fu visto rifiutare il naturalismo nell’etica, nel suo Open Question Argument. Questo fece sì che i pensatori guardassero di nuovo alle domande di secondo ordine sull’etica. In precedenza, il filosofo scozzese David Hume aveva proposto una visione simile sulla differenza tra fatti e valori.

Gli studi su come conosciamo in etica si dividono in cognitivismo e non-cognitivismo; questo è simile al contrasto tra descrittivisti e non-descrittivisti. Il non-cognitivismo è l’affermazione che quando giudichiamo qualcosa come giusto o sbagliato, questo non è né vero né falso. Possiamo per esempio esprimere solo i nostri sentimenti emotivi su queste cose. Il cognitivismo può quindi essere visto come l’affermazione che quando parliamo di giusto e sbagliato, stiamo parlando di questioni di fatto.

L’ontologia dell’etica riguarda cose o proprietà portatrici di valore, cioè il tipo di cose o cose a cui si riferiscono le proposizioni etiche. I non-descrittivisti e i non-cognitivisti credono che l’etica non abbia bisogno di un’ontologia specifica, poiché le proposizioni etiche non si riferiscono. Questa è conosciuta come una posizione antirealista. I realisti invece devono spiegare che tipo di entità, proprietà o stati sono rilevanti per l’etica, come hanno valore e perché guidano e motivano le nostre azioni.