La geografia regionale è anche un certo approccio allo studio geografico, comparabile alla geografia quantitativa o alla geografia critica. Questo approccio ha prevalso durante la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX secolo, periodo in cui il paradigma della geografia regionale era centrale nelle scienze geografiche. In seguito fu criticato per la sua descrittività e la mancanza di teoria. Una forte critica è stata mossa contro di esso in particolare durante gli anni ’50 e la rivoluzione quantitativa. I principali critici furono G. H. T. Kimble e Fred K. Schaefer. Il paradigma della geografia regionale ha influenzato molte altre scienze geografiche, tra cui la geografia economica e la geomorfologia. La geografia regionale è ancora insegnata in alcune università come studio delle principali regioni del mondo, come l’America settentrionale e latina, l’Europa e l’Asia e i loro paesi. Inoltre, la nozione di un approccio città-regione allo studio della geografia, sottolineando le interazioni urbano-rurali, ha guadagnato credito dalla metà degli anni ’80. Alcuni geografi hanno anche tentato di reintrodurre una certa quantità di regionalismo dagli anni ’80. Questo implica una definizione complessa delle regioni e delle loro interazioni con altre scale.
La geografia regionale era una volta usata come base per i lavori geomorfologici come quelli di David Linton e Henri Baulig. Tuttavia, secondo Karna Lidmar-Bergström, la geografia regionale non è più accettata dagli anni ’90 come base per gli studi geomorfologici.