L’Uganda ha sofferto di conflitti intermittenti dall’indipendenza nel 1962. Nel 1967, il primo primo ministro, il Dr. Milton Obote, rovesciò il primo presidente del paese, Sir Edward Mutesa II e dichiarò l’Uganda una repubblica. Sono seguiti numerosi colpi di stato militari e regimi violenti – compreso quello di Idi Amin (1971-1979) – che hanno provocato centinaia di migliaia di morti e la sofferenza prolungata degli ugandesi. A 55 anni dall’indipendenza, il paese deve ancora assistere a un passaggio democratico del potere da un leader all’altro.
Il colpo di stato più recente, nel 1986, ha portato al potere l’attuale presidente Yoweri Museveni. Il suo governo ha affrontato l’opposizione armata di diversi gruppi in tutto il paese. Attraverso una dittatura ibrida e la manipolazione, Museveni ha mantenuto una stretta presa sul mantello del potere del paese per gli ultimi 31 anni e oltre.
Dagli anni ’90, l’Uganda è stata impegnata in una serie di guerre civili, la più lunga delle quali è stata una guerra di 20 anni contro il Lord’s Resistance Army (LRA) di Joseph Kony il cui obiettivo era quello di stabilire uno stato basato sui Dieci Comandamenti. L’LRA è diventato notoriamente famoso per il suo rapimento di 60.000 bambini per servire come bambini soldato e schiavi sessuali.
Un periodo di stabilità seguì i colloqui di pace di Juba dal 2006 al 2008, ma la violenza riprese presto dopo un’offensiva militare fallita per spazzare via l’LRA nei suoi nascondigli a Garamba, portando alle sue attuali incursioni nella Repubblica Centrafricana e in alcune parti della Repubblica Democratica del Congo.
Nel 2005, i cinque principali leader dell’LRA furono incriminati per crimini di guerra e contro l’umanità. A partire dal 2017, solo un comandante junior, Dominic Ongwen, sta affrontando un processo presso la Corte penale internazionale. Tuttavia, Kony rimane in libertà. La Task Force regionale dell’Unione Africana sostenuta dagli Stati Uniti ha respinto il gruppo, annunciando il completamento della sua missione nel maggio 2017. Tuttavia, alcuni analisti sostengono che le schegge attive in CAR indicano il potenziale di risorgenza.
Nonostante i precedenti impegni per la democrazia e i diritti umani, Museveni ha anche abolito il suo limite di mandato. Le sue molteplici rielezioni sono state inficiate da accuse di frode elettorale e violenza. Nel 2016, il suo avversario, il dottor Kizza Besigye, e i suoi sostenitori sono stati violentemente molestati dalle forze di sicurezza, agendo con apparente impunità. A partire da settembre 2017, Museveni ha intrapreso una mossa di forza in Parlamento per modificare l’articolo 102 (b) della Costituzione per rimuovere i limiti di durata della presidenza ugandese e aprire la strada al servizio a vita.
Un milione di rifugiati sudanesi sono anche fuggiti in Uganda dalla guerra civile, mettendo ulteriore pressione sullo stato e sulla società ugandese.