The New Republic

Nel 1948, mentre l’amministrazione Truman preparava le politiche della Guerra Fredda in patria e all’estero, l’ex vicepresidente Henry Wallace accettò di lanciare una sfida di terzi. Sostenuto dai comunisti, Wallace non riuscì ad allontanare la maggior parte della sinistra dal Partito Democratico. Truman vinse la rielezione e la sinistra perse credibilità. Per i successivi due decenni, il Partito Democratico fu decisamente centrista a tutti i livelli e in quasi tutti gli stati.

I radicali che costruirono nuovi movimenti sociali negli anni ’60 intorno ai diritti civili, al potere nero, al femminismo, all’ambientalismo e all’opposizione alla guerra del Vietnam non avevano alcuna tolleranza per il centrista Partito Democratico, specialmente dopo che Lyndon Johnson guidò la nazione dalla guerra fredda a quella calda. L’alienazione produsse un nuovo terzo partito, il Peace and Freedom Party, che si assicurò una posizione sulla scheda elettorale in diversi stati nelle controverse elezioni del 1968. Per lo più, comunque, la Nuova Sinistra evitò la politica elettorale alla fine degli anni ’60. La loro rivoluzione avveniva nelle strade.

Poi, all’inizio degli anni ’70, il matrimonio riprese. Iniziò a livello locale e aveva molto a che fare con gli attivisti afro-americani che si mobilitavano per le elezioni comunali e con le campagne femministe per vedere più donne in carica. Quando George McGovern vinse la nomination presidenziale democratica nel 1972, fu trascinato da milioni di giovani determinati a porre fine alla guerra all’estero e a trasformare la società a casa. McGovern perse, ma gli attivisti riformarono il partito, riscrivendo le regole delle nomine e delle convention in modo da incoraggiare l’attivismo di base e assicurare ruoli significativi alle donne e alle comunità di colore.

Involgimento e frustrazione

Il quadro del 1972 ha dato ai radicali, da allora, una posta in gioco nel Partito Democratico. È stato anche fonte di molta frustrazione. Il ruolo della sinistra è per lo più invisibile e quindi diverso da quello degli anni ’30 e ’40 quando erano comuni caucus radicali chiaramente identificati. Per prima cosa, è difficile sapere cosa sia “la sinistra” e chi vi appartenga. La sinistra contemporanea non ha una struttura e nemmeno un’etichetta definita. “Progressista” è diventato un vago identificatore, ma il termine è usato così vagamente da essere quasi privo di significato.