Nothing More è un gruppo rock di San Antonio, TX, USA. Se ci sono due parole che descrivono meglio i Nothing More, sono innovazione ed evoluzione. Non c’è miglior esempio di questo del quarto album appena pubblicato dai Nothing More (self titled) e dello spettacolo dinamico che stanno costruendo intorno ad esso. Hanno fissato la barra più alta possibile per l’album e giurano di eclissarla, ad ogni uscita con lo spettacolo dal vivo.
Dalle loro umili origini in Texas, i Nothing More hanno risposto alla chiamata a servire nella milizia degli artisti indipendenti in tour. Armati dell’idea che ci vogliono cervello e palle per creare il tuo destino in questo mondo, questi giovani uomini sono saliti a bordo di un camper vintage, recuperato da un campo e sono salpati. Ora, pochi anni dopo e con tre album completi e oltre 500 spettacoli dal vivo sotto le loro cinture, hanno padroneggiato la filosofia DIY in ogni modo immaginabile, il tutto senza mai dimenticare di mettere i loro fan al primo posto.
“Prima ancora di iniziare il tour, sapevamo che volevamo fare più che suonare le nostre canzoni. Volevamo intrattenere e connetterci davvero con le persone in un modo unico”. – Jonny Hawkins
I Nothing More non prendono il palco, lo prendono d’assalto, alternando enormi inni rock pieni di precisione tecnica e assalti di quattro uomini alle percussioni che hanno più in comune con il Blue Man Group che con uno spettacolo rock. Non c’è nulla di pedestre in questa band. Saldata da parti di camion e motociclette scartate, la piattaforma di percussioni del cantante Jonny Hawkins serve come una batteria de-facto per Hawkins per accentuare e pestare sapientemente i ritmi in tandem con il batterista di classe mondiale Paul O’Brien. Dai riff strazianti ma sonicamente distinti del virtuoso della chitarra Mark Vollelunga, al basso tonante ma melodico di Daniel Oliver, o la presenza imponente di Hawkins e la consegna carismatica di testi da cantare troppo impossibili da ignorare, i Nothing More sono un mostro ringhioso e feroce pronto a prendere il mondo d’assalto. L’approccio “non fare prigionieri” di Nothing More tiene in ostaggio chiunque sia a portata d’occhio o d’orecchio fino all’ultima nota.
Con il nuovo album autoprodotto, i Nothing More sentono di aver veramente raggiunto lo zenit della creatività. Questo disco è artisticamente paesaggistico e intessuto poeticamente con una musicalità vasta e dinamica; e allo stesso tempo brutalmente onesto nei suoi testi e commovente nella sua consegna. Parla dolcemente della bellezza del perdono personale ed esteriore in mezzo allo strazio attraverso la canzone “I’ll Be OK”, poi ti porta nell’inferno dell’essere traditi rappresentando graficamente scene di in-felicità in “Sex and Lies”.
“In a back room, on your backside, I’m backstabbed as you backslide” – Sex and Lies
Mentre l’ascoltatore scorre le tracce, piuttosto che essere trasportato con qualche forma idealizzata di evasione, si trasforma sperimentando la realtà attraverso gli occhi di Nothing More. Anche quando si affrontano i soggetti più oscuri, Nothing More non manca mai di ricordarci la luce che c’è dentro e che non può mai essere spenta in uno dei brani più pesanti dell’album, “Ballast”.
“Questo è il momento in cui ci lasciamo andare. Queste sono le parole che ci porteranno a casa. Cantando la canzone che è dentro tutti noi. Se non apriamo gli occhi, camminiamo alla cieca”. -Ballast