My Brilliant Friend: La storia di un nuovo nome è un lussureggiante anti-romanzo: Recensione

L’adattamento di Elena Ferrante continua con un lussureggiante romanticismo e una sensibile rabbia femminista.

16 marzo 2020 alle 01:44 PM EDT

em Il mio amico brillante: The Story of a New Name/em è un lussureggiante anti-romanzo: Recensione

Una cosa insolita che amo di My Brilliant Friend è la mia completa incapacità di capire quanti anni abbia qualcuno. L’appassionato e brutale adattamento del quartetto napoletano di Elena Ferrante ha come protagonisti degli adolescenti, ma i personaggi crescono velocemente nella Napoli del 1960. La seconda stagione, che inizia lunedì su HBO, è designata La storia di un nuovo nome dopo il secondo libro della serie. Lila (Gaia Girace) inizia come una sposa-bambina appena sposata, e non passa molto tempo prima che sia una cinica direttrice di negozio che lotta disperatamente contro il suo marito violento, Stefano (Giovanni Amura). La migliore amica di Lila, Lenù (Margherita Mazzucco), vive drammi più riconoscibilmente liceali: un quadrangolo di amore non corrisposto, problemi con i voti, sguardi di disapprovazione da parte della mamma, una pomiciata tra fidanzato e fidanzata che arriva goffamente in seconda base. Questa è un’epoca di trasformazione culturale, però, e presto si ritrova a discutere di guerra di classe alle feste da ballo.

Lenù è una quattr’occhi sensibile e troppo timida per rivelare i suoi veri sentimenti per Nino (Francesco Serpico). Lila è ogni aggettivo focoso mai scritto sulle donne italiane. Si proteggono a vicenda e competono aspramente. Girace trabocca di sicurezza glamour, dando alla sua polymath ribelle con una causa un umorismo spigoloso. Mazzucco incarna la passività sociale e la forza intellettuale, così Lenù diventa una “brava ragazza” dal sorriso dolce che prende appunti mentali sulla rovina che la circonda.

My Brilliant Friend ha debuttato nel 2018, uno dei tanti recenti show televisivi in lingua straniera che beneficiano di avventurosi spettatori americani che non hanno paura dei sottotitoli. Ho apprezzato la stagione 1 e mi preoccupavo che fosse troppo doverosa nella sua ricreazione dei romanzi (che adoro). La seconda stagione ha ancora alcune scene che sembrano prosa non digerita (meravigliosa), più una voce fuori campo che uccide ogni sottotesto.

Ma il creatore della serie Saverio Costanzo, che dirige la maggior parte degli episodi, diventa visivamente più audace nella sua drammatizzazione. La prima presenta una terrificante aggressione coniugale durante la prima notte di nozze di Lila. La coppia torna a casa per una grande cena di famiglia, con il volto della sposa picchiato di blu. Costanzo filma la cena per lo più dalla prospettiva di Lila, così osserviamo tutti che si prendono gioco del suo livido. Madre, padre, fratello, suoceri, fratelli: Nessuno dice niente. È un ritratto devastante della cultura del silenzio. Ci sono così tanti momenti come questo in My Brilliant Friend, drappeggi d’epoca ben arredati che fanno venire i brividi da Feminist Horror.

I tre episodi che ho visto della stagione in otto parti evocano la coscienza politica in espansione di Lenù e la rabbia bollente di Lila. Questa è ancora una sontuosa TV da fuga – e i titoli di testa anticipano un imminente viaggio a Ischia, l’isola preferita dalla Ferrante per l’amore tormentato e la lussuria indicibile. Merito di Costanzo per aver riempito il cast di facce memorabili. Lo Stefano di Amura è un grottesco egoista, la sua faccia da bambino e l’attaccatura dei capelli alla Pete Campbell lo rendono il più giovane vecchio sporco del mondo. Anna Rita Vitolo impregna la madre di Lenù con una durezza che maschera a malapena il dolore di una vita difficile. Il mondo intorno a questo grande ensemble cambia rapidamente: quartieri che costruiscono verso il cielo, tradizioni che si allentano, idee brillanti, vecchi problemi. Lila e Lenù sembrano conoscere la società giusto in tempo per vederla bruciare. Con un po’ di fortuna, accenderanno il fiammifero. A-

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